Treasure Hunt reviews (in English and Italian)

Vital Weekly:

In October 2010 these five persons meet up at the Signal festival and played together. The two days before their concert they played together in a studio, resulting in these eight pieces of improvised music. We have here Ikue Mori (electronics), Simon Balestrazzi (electronics, prepared toy psaltery), Sylvie Courvoisier (piano, prepared piano), Alessandro Olla (sound sculptures, electronics) and Maja S.K. Ratkje (voice, toys, live electronics). This is quite interesting stuff. I have no idea what kind of post-editing took place afterwards, but the whole thing has a great vibrant character. A fine clash of acoustic and electronic sounds, bouncing off and on together. While I have no idea, I must also say that I am pretty much convinced that the whole thing was captured with a bunch of microphones and mixed together later on. Sounds pop up from now with great clarity (the piano, the voice) and move as easily between pure acoustics – toys, piano – and electronics. It has more fine balances: between loud and soft, sparse vs busy, many and few dynamics. Throughout there is something to be found around here and it makes a fine release throughout. A quintet of voices (real ones, but obviously also their own instruments) which are all seasoned players who come up with a great work, seemingly quite easily, but perhaps not as easy as we think. Whatever might be the case, its a fine work of great electro-acoustic improvisation. (FdW)

Chain D.L.K.:

Even though this collaborative release by a strong cast of musicians coming from different stylistical fields, recorded in two different sessions in Sardinia (in TiConZero studio, with the only exception of the second track, recorded live at Signal festival in Cagliari) two years ago, landed on my desk a little bit behind schedule, I’m still in time to introduce it to our beloved readers. This ensemble, made up of Simon Balestrazzi (besides electronics, he cares the preparation of a toy psaltery), Alessandro Olla (label manager of TiConZero, which started as a cultural association aimed at the renewal of musical language through innovative compositional and performative techniques before being a label), Ikue Mori (Japanese talented drummer, which entered in the history of music alongside Arto Lindsay and Tom Wright, the line up of the seminal No Wave band DNA, which coined a number of valuable tracks of that short-lived but important artistic scene, who’s dabbling in sonic researches on laptop and drum machines at the moment), Sylvie Courvoiser (skillful Swiss pianist and composer, who collaborated with a plenty of great musicians such as John Zorn, Erik Friedlander, Mark Feldman, Yusef Lateef, Butch Morris, Tom Rainey and many others) and, last but not least, Maja S.K.Ratkje (Norwegian electronic, but above all vocal performer, whose funny vocal moulding is one of the pivotal element for the outcome of this “Treasure Hunt”), sounds like the overlapping of different stylistical maps, where each sonic scout’s report converge to one game, whose aim is not really the finding of some trasure, but a metaphorical and somewhat ironic and foolish representation of the dramatic plot of contemporary man and its hectic desire for fulfillment of material needs, when it’s too close to forlorn treasure hunts, so that you can imagine this odissey of the mind treads paths that Sylvie’s piano retraces with heavy tumbles like in “Tokyo Map” where other elements sounds like squelched while they swirl, primes and emphasizes emotional bombs such as in “So Sorry”, whereas the initial tension turns into ghastly peals (wonderfully evoked by Maja), paralyzing melodies and noisy electric storms, becomes a scenic element whereas field recordings or electronics dominate the sonic space such as in “So It Falls”, “Anywhere Else” (significantly placed at the end of album, where field recordings which features some children’s rowdy yelling, a solitary whistling getting over some confusing crowd’s noise and other sonic clues look like marking a sort of blurred arriving point) or “Solanas”, or coalesces with other elements of the ensemble such as in “Alive”, where the pianist’s touches sound like driving any emotional transmutation, wonderfully highlighted by Maja’s throat – her vocal malleability as well as some weird or offbeat gimmicks (being my favorite ones those in “So Sorry”, where she effects her voice in devilish delays, peeps and suppressed shouts, and in “Alive”, where you can imagine her while turning into a gargling mermaid!) are really astonishing! -. The rallying point of the various geographical and emotional provenances has been well depicted by Multiforme’s design which included the reproduction of La Carte du Tendre (Map of Tendre), an allegorical map of an imaginary land called Tendre related to the virtous path towards love, which was produced by a number of different authors, just like this protean “Treasure Hunt”. 4.5/5 (Vito Camarretta)

[intlink id="7438" type="post"]Record link[/intlink]

Onda Rock:

La prima uscita del 2012 dell’etichetta sarda TiConZero s’intitola “Treasure Hunt”, e si riferisce a una registrazione ottenuta nel 2010 – all’interno del Signal Festival di Cagliari – da parte di cinque importanti musicisti della scena sperimentale, italiana e mondiale. Gli artisti che presero parte a questa performance live furono: la giapponese Ikue Mori, che però da molti anni risiede a New York, storica batterista della no-wave band dei Dna; gli italiani Simon Balestrazzi (T.A.C.) e Alessandro Olla; la svizzera Sylvie Courvoisier e infine la norvegese Maja S.K. Ratkje. “Treasure Hunt” è una caccia al tesoro che ha come mappa otto tracce scandite da un insieme di linguaggi e suoni, causati dalla diversa provenienza geografica e dal differente background musicale. In questa mappa perfetta, gli indizi che portano alla scoperta del tesoro sono nascosti: da field recordings cittadini registrati a New York, Livorno, Parma e Svartskog; dai suoni fuori tempo, possenti e isolazionisti del pianoforte di Sylvie Courvoisier; dagli isterici e sconfusionati effetti elettronici di Balestrazzi e della Mori; dai granitici rumori di Alessandro Olla e infine dai diabolici e glaciali vocalizzi di Maja Ratkje. “Treasure Hunt” è un album difficile da digerire. Chi riuscirà a decifrare questi segnali delineando il corretto percorso da seguire senza incombere in trappole, potrà accedere senza alcuna difficoltà a questa nuova frontiera sonora. (Massimilliano Mercurio)

Sodapop:

Che per Simon Balestrazzi si trattasse di un periodo molto florido lo avrete anche intuito dalla sua iperprolificità e questo disco oltre a fotografarne lo stato di forma del musicista parmigiano, lo coinvolge nuovamente assieme a quell’Alessandro Olla suo compagno insieme a Z’ev e a Max Eastley in Floating Signal. Se avete amato Olla e Balestrazzi nel precedente lavoro uscito su TiConZero, in questo li adorerete. Oltre a mettere in campo un mostro sacro come Ikue Mori (all’elettronica) si avvalgono di Sylvie Courvoisier al piano normale e preparato e Maja Ratkje alla voce, giocattoli ed elettronica. La cosa a suo modo buffa è come un gruppo che vede quattro quinti della line up legata all’uso dell’elettronica, in un certo senso non suoni per nulla “elettronico”: ci sono folate digitali degne dei lavori di Chris Brown o della stessa Mori, ma per lo più si tratta di suoni simil acustici, campioni, giocattoli, voci (la Ratkje sembra in stato di grazia) e tutti intersecati con una disciplina da ensamble contemporaneo. Se sulle prime Tresure Hunt può spaventare, per chiunque sia un po’ pratico di musica contemporanea si tratterà di un disco masticabile senza troppa fatica e molto digeribile, ma pur sempre molto selettivo. Un lavoro come questo non avrebbe per nulla sfigurato in mezzo ad una delle varie serie del catalogo Tzadik e questo lo dico per quelli di voi che non associano il nome dell’etichetta esclusivamente a John Zorn, d’altro canto direi che il “grande vecchio” del jazz radicale all’interno delle sue collane abbia fatto passare molti dei migliori musicisti e compositori del mondo. Si tratta di un lavoro complesso, molto sofisticato e serio senza per questo essere austero, credo che nelle prove per registrarlo questo quintetto abbia lavorato di fino per trovare un suo equilibrio ed è proprio quello che si sente: un bilanciamento degno di una squadra di nuoto sincronicronizzato. Se per inserire Olla e Balestrazzi nel novero dei musicisti italiani da tenere d’occhio vi servivano il “discone” e le collaborazioni di prestigio, le troverete entrambe riunite in questo lavoro. (Andrea Ferraris)

Kathodik:

La miglior messa a fuoco possibile, per una collettiva di due giorni, in sala di registrazione. Il tempo che precede l’esibizione al Signal Festival (edizione 2010), diventa cosi facendo, preziosa oasi creativa. Incontro fra sensibilità di frontiera, profondamente difformi una dall’altra, per formazione, provenienza e linguaggio. I cinque intercettano nella proposizione/scintilla gioco, una stimolante griglia comune, dove ogni voce, può trovar, propria, organica, naturale collocazione. Si tratta di crear, singolari panorami sonori (emotivo/geografici), da ridefinire in collettiva, in ideale mappa sonora. Il risultato, parla una lingua severa, spigolosa, fatta di pause, brusche riprese, zone di tensione covante, graffi digitali, estratti vocali alieni, classicheggianti distese, progressioni intrise di feroce ironia, vuoti ascetici e concentrazione costante. Acustico e digitale, che muovono su piani sonori profondamente differenziati (complice un lavoro di post editing, agile e scintillante, come non se ne sentiva da tempo. La gamma di dinamiche presenti, farebbe tremare i polsi ad ogni tecnico di studio…). La parte acustica (piano e voce), fra gelidi refoli, istanti di raccoglimento e divagazioni assortite, fra contemporanea e surreale blues, la parte digitale/elettronica, resa quasi in senso tattile sulla pelle. Lavoro di sensibilità infinità, che apre di continuo voragini espansive/spinali, intorno al suono acustico, in forma struggente ed organica. Una severa lezione elettroacustica “Treasure Hunt”. Ad una tale intensità, da travalicar lo steccato, per i soli addetti ai lavori. Chiudete gli occhi; ascoltate… (Marco Carcasi)

Rockerilla:

Scroll to Top