Tre i set in programma per la serata inaugurale. In apertura abbiamo assistito ad un concerto solista di forte impatto: Maja Solveig Kjelstrup Ratkje – che nel 2008 ha pubblicato un lavoro intitolato River Mouth Echoes per la prestigiosa Tzadik di John Zorn ma ha già dato alle stampe diversi lavori anche con altre labels di rilievo come la Asphodel, la Rune Grammofon e la Important – si è prodigata in un solo molto intenso e potente, basato sull’uso della sua voce e sostenuto da parti elettroniche. A partire da un gioco di stratificazioni vocali, riplasmate e modificate dal vivo, in cui riecheggiava a tratti anche lo spirito della Galas, il suo set è cresciuto sino a farsi più denso, saturo ed impetuoso di sciabolate e sciabordate noise e raggiungendo un grado entropico non poi così dissimile da quello di un altro autore del Grande Nord come l’australiano, trapiantato in Islanda, Ben Frost. La Ratkje ha dimostrato carattere, grinta, presenza scenica: un’artista decisamente in ascesa e che ha dato buona prova di sé.
Alarico Mantovani