Seconda opera solo per la compositrice norvegese Maja S.K. Ratkje, che già milita in gruppi difformi sul piano espressivo come SPUNK, fe-mail, Trinacria.
“River Mouth Echoes” raccoglie e sintetizza il suo lavoro decennale (che va dal ‘97 ad oggi), e si alimenta di ricerca elettronica o acustica per ensemble, in un incisivo melange di concezioni avantgarde ancora possibilmente inopinabili, negli ultimi tempi.
Una improvvisazione febbrile e inesausta, assecondata da un impulsi creativi fervidi e smisurati, prestati a ipotesi d’avanguardia e free-jazz in grado di librare energia brada da ogni fibra, in un continuo trasmutar sembianze musicali. Impulsi che muovono in trame orchestrali (cui contribuiscono la Oslo Sinfonietta, il trio Poing e la Fretwork), da camera (quattro viole), in sassofoni o electronics (synth, processing, noises) o in vocalizzi surreali, tipicamente strozzati o biascicati di Maja, a cui i suoi cultori sono avvezzi.
Un gioco perturbante e seducente di permutazioni possibili tra diverse tradizioni musicali, che a partire dalla pratica cerimoniale volgono in rielaborazione moderna, capricciosa ma risoluta, di forme classiche. Da basi simmetriche si passa a collisioni esasperate e distorte tra più timbri strumentali, in cui la nostra “eroina” interpreta ora un’erinne, ora un’eumenide.
Un gioco aperto e consustanziale a partire da eredità e accenti diversi, in grado di porre in coazione forme e spazialità multiple. La musica si genera in sincopi o avvalli, in tensioni o cospetti di cui l’auriga Ratkje rivendica autorità e arbitrarietà di scelta.
Una sintesi artistica esaustiva che va fuori e oltre il tempo, quella della compositrice norvegese, in cui la musica si annuncia fremente, rigogliosa e autonoma e procede a saturare i confini del perimetro in flussi di accese coralità strumentali in agone, convogliando in crescendo stream emotivi e propulsivi. O che spira, lasciando affiorare bocci di suono da sfondi monocromatici, scie d’anima ‘solo’ (di viola, sax Alto o Tenore); acute comete erranti in manti elettro-noise che fluiscono o colano giù, nei padiglioni, nude e avvolgenti. Per la catarsi.
7,5/10
(Fabio Russo)